I geroglifici egizi
I geroglifici, nati intorno al 3200 a.C., sono un sistema complesso formato da una scrittura figurativa, simbolica e fonetica insieme, nello stesso testo e nella stessa frase.
I geroglifici sono in parte fonografici (un simbolo = un suono) ed in parte ideografici (un simbolo = un concetto), a questi si aggiungono dei simboli detti “determinativi” che hanno solo un valore semantico e che servono esclusivamente a precisare in modo visuale il senso delle parole a cui sono uniti.
Gli egizi li chiamavano "parole degli Dei", mentre i greci li ribattezzarono “hiera grammata” (le lettere sacre) o “hieroglyphica” (le lettere sacre incise).
La scrittura geroglifica consta di 24 caratteri principali (simboli per un singolo fonema), ai quali si aggiungono molti più segni biconsonantici (simboli per due fonemi combinati). Vi sono anche segni triconsonantici (tre fonemi), anche se sono meno comuni degli altri.
In totale la scrittura geroglifica consta di più di 6900 caratteri, compresi raggruppamenti e varianti.
L’uso di questo tipo di scrittura era riservato a monumenti o qualsiasi oggetto, come stele e statue, concepiti per essere eterni.
I geroglifici continuarono a essere usati anche dopo la conquista dell’Egitto ad opera di Alessandro Magno e anche per tutto il periodo della dominazione romana.
È indicativo che la Stele di Rosetta, testo di epoca tolemaica, contenga lo stesso testo sia in forma geroglifica che demotica (oltre che in greco).
E’ noto che i geroglifici furono lo spunto per alfabeti successivi da cui in seguito nacquero il fenicio, l'ebraico e il greco.
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